MOSTRA FOTOGRAFICA CONCETTUALE #ALINQUIETE

inserita il 07/08/2020 - da: LUCA SCIACCHITANO

Nell'agosto 2020 realizzo la mia prima mostra fotografica concettuale dal titolo #Alinquiete - del tempestar di Ulisse.

Esposta prima a Palazzo Cavarretta a Trapani e successivamente presso l'aeroporto di Trapani, la mostra prende spunto dai molti viaggi da me realizzati in quegli anni e dagli scatti fotografici immortalati.

Partendo da una foto di Bologna, scelta per via della bellezza compositiva, la centratura, la prospettiva profonda, la cornice della galleria di Bologna, seleziono così 12 foto.
12 quante sono le tappe che Ulisse, il viaggiatore per eccellenza, tocca durante il suo omerico viaggio nel Mediterraneo.

Da questa idea nascono le fondamenta per #alinquiete.

Alla selezione delle foto segue l'idea di incorniciarle dentro lo schermo di un telefonino, all'interno di un meta-social dal nome molto kitch: Ulinstagram, metafora di una vita, la nostra, sempre più filtrata attraverso i 1000 occhi che affollano la coda di quel pavone che sono diventati i social network odierni.
In quella narrazione del sè che sezioniamo, neanche fossimo chirurghi estetici del concettuale, e in cui tendiamo a costruire la nostra identità pubblica ideale.



Questo social network, questo Ulinstagram, è a sua volta popolato da utenti che commentano e apprezzano le foto. Ecco dunque c.rens, t.resia, PolifanoOo, con le loro foto profilo e tutta la tragedia delle loro vite che non traspare ma esiste nel background.

Un viaggio dunque, da quando Ulisse saccheggia la terra degli mc.coni fino all'arrivo nel reame di naos_i_caa. Lì dove gli sarà consentito finalmente di tornare a casa. Un viaggio che prcede da occidente a oriente. Dall'alba al tramonto. Dalla giovinezza alla vecchiaia.

E con il nostro cellulare ormai scarico (la batteria dei pannelli si andava infatti scaricando lungo il viaggio), alla fine del nostro personale viaggio, possiamo ritornare a guardare la nostra Itaca, qui rappresentata da un tramonto su Torre di Ligny (Trapani).

Lì dove tutte le foto erano stampate su pannelli in polionda da 1 metro per 0,50, la nostra Itaca è un quadro telato, al centro del locale, sorretto da un cavalletto.

Nessuna cornice meta-sociale, nessun bisogno di condivisione (perché forse un po' ce ne vergognamo anche), nessuna frenesia di apparire.
C'è solo casa. Un tramonto, forse una nuova alba. Una barca solitaria con la prua rivolta verso il mare, verso un nuovo viaggio fisico o spirituale che sia.
L'eterno ciclo di affanni inframezzato da quell'attimo, quella pausa in cui tutto cambia.

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Durante la mostra spiegavo per sommi capi alle persone cosa stavano vedendo e, alla fine del loro viaggio, li piazzavo davanti al cavalletto con la foto di Itaca.
Lì dicevo "questo è uno specchio. Alla luce di quello che hai capito della mostra, tu cosa ci vedi?"

E qui le risposte sono state diverse e variegate.
Una persona anziana ha identificato Itaca con la morte.
Una ragazza giovane, con ancora tanti anni di vita davanti, ha visto l'attimo in cui ci si ferma per ricaricare le batterie.
Un turista ha usato la parola "serenità"
Un'altra donna, probabilmente afflitta dall'eccessiva presenza di persone nella sua vita, ha visto la tanto anelata solitudine e relativa calma.
Un mio amico ha visto la pausa che prelude la ripartenza.
Un altro avventore ha visto due persone, nascoste sotto il bordo della barca, intente a fare l'amore.
Qualcuno ha perfino notato il piccolo faro al centro della foto, e lo ha indicato quale fulcro di tutta l'opera: quel piccolo ma solido obiettivo da raggiungere nella vita.

Personalmente ho molto apprezzato questa interattività della mostra.
Ritengo che, nella babele del processo di significazione delle nostre vite, l'arte sia uno strumento molto efficace per aiutarci ad "unire i puntini". A cementificare o ampliare il senso del nostro mondo, quel lebenswelt così sfumato e caotico, e quindi renderci più forti, più consapevoli della nostra "versione dei fatti".

In un'opera d'arte in cui il significato finale lo decidi tu, a mio avviso, si riesce a scavare meglio dentro se stessi per tirare fuori una piccola-grande consapevolezza da recuperare, un domani, per aiutarci a vivere meglio.

E io spero di essere riuscito a donare ai miei visitatori, un pezzo di loro che magari ancora non conoscevano.



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L'articolo su Hotel-Trapani.com

Il servizio su Telesud

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