inserita il 22/05/2013 - da: LUCA SCIACCHITANO
E’ questo il terreno su cui si stanno muovendo tanti cittadini della provincia di Trapani relativamente alla vicenda dell’aeroporto di Trapani. E come le sabbie mobili, il rischio è che diversi settori ne rimangano inghiottiti, compreso il settore della politica.
Una tempesta “perfetta” si sta abbattendo sull’aeroporto di Trapani: il 31/12/2013 scade il contratto con Ryanair e contemporaneamente viene abolita la Provincia Regionale di Trapani, che era il maggiore sponsor dello scalo aeroportuale.
Venendo a mancare la Provincia diventa arduo riuscire a trovare i 3 milioni di euro che servono per finanziare Ryanair e consentirgli di portare sul territorio i quasi 2 milioni di passeggeri con il loro ritorno in termini di PIL di 200 milioni di euro. Ricchezza, lavoro, prospettive, investimenti, benessere.
Lunedì c’è stato un incontro con gli operatori turistici che si sono dichiarati disposti ad “investire” sull’aeroporto (la scelta del verbo non è casuale e riporta ad ulteriori considerazioni).
Domani ci sarà un incontro con i sindaci nel quale Airgest e politica si incontreranno per capire il da farsi.
E’ arrivato il tempo che ognuno faccia la sua parte in modo da evitare di scaricare colpe e competenze addosso ad “altri”. E’ inevitabile il fatto che, così come i fautori del rilancio dell’aeroporto sono sempre stati premiati in termini politici, coloro che si renderanno responsabili (a torto o a ragione), affonderanno nelle sabbie mobili con tutto il settore che, molto probabilmente, li trascinerà a fondo in termini di consenso politico.
Perchè, e loro lo sanno, la folla inferocita non sente ragioni: basta indicare dei colpevoli e la folla troverà il proprio caprio espiatorio. Quale dei sindaci, per calcoli politici a breve termine, vorrà diventare in capo espriatorio e compromettere quindi il futuro politico suo e del simbolo che lo supporta?
Non sarebbe necessario, riteniamo,esortare i sindaci, domani, ad essere saggi e propositivi; ma ci sentiamo di farlo lo stesso per il bene del territorio e per il bene del loro futuro politico, oggi più che mai, nelle mani di decine di migliaia di operatori (ed elettori) del comparto turistico.
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