SUI PARTITI O MOVIMENTI

inserita il 01/01/2013 - da: LUCA SCIACCHITANO

Si immagini un pastore che possiede un numero esiguo di pecore, che decida di costruire un recinto a forma piramidale come quello raffigurato nella foto (clicca sulla foto per ingrandire).

Si immagini quindi che il cibo migliore venga distribuito nella zona A del recinto e che quindi quello che rimane dal pasto delle pecore in quella zona, a cascata, finisca prima alle pecore della zona B ed infine, se rimane qualcosa, questo finisca alle pecore nella zona C.

Appena si apre il recinto, tutti si accalcano per le posizioni migliori, ma quelle posizioni sono già state assegnate dal pastore alle sue pecore iniziali: quelle più fedeli.
Le prime pecore ad essere entrate nel recinto sono quelle quindi che si troveranno nella zona più ricca. Molto spesso, queste pecore in posizione privilegiata verranno seguite da pecore a loro vicine (parenti o amici) che andranno quindi a riempire la zona B formando quindi una zona di cuscinetto fra la zona di ingresso e la zona A (la più ricca).

Ovviamente tutte le pecore aspirerebbero a stare nella zona A dove si gode di una vista maggiore, la calca è minore ed il cibo è migliore. Qualcuna della zona C cercherà sicuramente di spingersi verso la zona A ma troverà i posti già occupati e le altre pecore, man mano che si avanza verso le posizioni migliori, sempre più agguerrite e feroci per non perdere lo status acquisito.

Ogni tanto il pastore prende le pecore e le porta al pascolo. Fa respirare loro l’aria pura, fa mangiare loro del foraggio fresco… in poche parole fa assaporare loro la libertà e l’eguaglianza: tutte libere nel campo, il cibo è uguale per tutti, non ci sono posizioni ed ognuna si muove come meglio crede. E dà loro l’illusione di essere libere. Dà loro l’illusione che il recinto sia un male necessario, ma che la vera aspirazione sia, un giorno, ad essere tutti liberi nei campi: cibo per tutti, nessun privilegio e nessuna casta.
In realtà queste “passeggiate” nella libertà hanno un duplice scopo. Da una parte ammansire le pecore quando esse diventano troppo irrequiete. Dall’altra quella di far contare le proprie pecore agli altri pastori.
Di mostrare quindi il proprio “peso” e di farlo valere quando è poi ora di spartire la torta preparata da Zia Brumilde per la fiera dei pastori.

Le pecore, a loro volta, assaporano di tanto in tanto il foraggio e si sentono utili perché il pastore, all’occorrenza, le tosa per bene togliendo loro la lana per farsi bei cappotti da indossare negli inverni o da vendere al mercato.

Anche la lana delle pecore diventa infatti materia di vanto per il pastore: più lana significa più pecore. Più potere. Più capacità contrattuale quando è ora, per esempio, di concordare il prezzo della lana stessa

Ma un osservatore esterno, che non abbia pregiudizi o non abbia il bisogno di prendere calore dal sentimento di appartenenza ad un gruppo, può scoprire facilmente la vera natura del recinto.
Infatti, arriva il giorno in cui si deve decidere quali pecore andranno al macello e quali invece saranno graziate.
Ed allora si nota uno schema ricorrente: le pecore ai vertici del recinto, quelle ingrassate, quelle più anziane che quindi dovrebbero essere le prime ad andare al macello per lasciare lo spazio a quelle di dietro, alle cosiddette nuove generazioni, vengono sistematicamente risparmiate dallo stesso pastore che, per giustificare la sua scelta tira fuori argomentazioni che, se prese singolarmente, hanno anche un loro senso, ma se si osserva il quadro di insieme, tali giustificazioni valgono solo nel breve periodo.

Varrebbero se non fosse esistito un passato.

Invece peccano di coerenza quando vengono rapportate agli eventi ed alle dichiarazioni passate dello stesso pastore.
"C'è libertà per tutti. Uguali opportunità per tutti. Solo i migliori andranno avanti".

Qualche pecora scappa dal recinto prima di finire al macello.
Qualcun'altra, ancora fiduciosa del suo buon pastore si reca al macello sorridente e speranzosa ma già con il destino segnato.

E purtroppo le pecore che sopravvivono, non sono in grado di passarsi l’esperienza l’un l’altra perchè i loro flebili belati sono nulla in confronto alle menzogne sparate dagli amplificatori dei padroni delle pecore, comprati con i proventi della lana e della carne delle pecore mandate al macello.

 

 

 

© 2010 Luca Sciacchitano
privacy

powered by First Web - segnalato su www.viveretrapani.it