inserita il 06/10/2012 - da: LUCA SCIACCHITANO
Da qualche settimana i trasportatori dell'acqua stanno facendo uno "sciopero" rifiutandosi di trasportare l'acqua presso le abitazioni dei cittadini. Il motivo dello sciopero è la richiesta, da parte dei trasportatori, di una licenza o concessione per il prelievo dell'acqua.
Infatti i trasportatori dicono che i cittadini, ad oggi pagavano solo il trasporto dell'acqua, non il prelievo della stessa. Ci sarebbe da scrivere un libro a riguardo visto che: 1) Le autobotti arrivavano a casa delle persone già piene di acqua che quindi, era già stata prelevata da qualche parte; 2) Come peraltro confermato dalla dicitura impressa sull'autobotte, l'acqua "trasportata" (ma non venduta), non è potabile e la distribuzione di acqua non potabile per usi domestici è illegale.
Di fatto però lo "sciopero" delle autobotti ha portato a galla alcune situazioni paradossali del nostro territorio.
Infatti vaste aree non sono mai state coperte dalla rete di distribuzione idrica ed in questi anni hanno vissuto grazie alla fornitura (di acqua non potabile) delle autobotti.
Venendo a mancare questa fornitura, questi cittadini si sono ritrovati nella situazione, ai limiti dei diritti umani, di non poter in nessuna maniera approvvigionarsi di acqua.
Abbiamo raccolto una testimonianza, tramite il comitato acqua24, di un signore disabile impossibilitato a pulirsi le piaghe, che si erano formate a causa della propria sfortunata condizione, derivante della mancanza di acqua. Ed il suo sfogo amareggiato e rabbioso ci ha profondamente colpito.
Allora bisogna intervenire, ed intervenire subito e lo Stato deve sopperire alle proprie mancanze.
Quello che mi dispiacerebbe è vedere i sindaci piegarsi al ricatto dei trasportatori di acqua invece che fornire valide soluzioni alternative:
1) Piuttosto che stipulare (costose) convenzioni con aziende di trasporto dell'acqua, sarebbe arrivato il momento di fare intervenire i mezzi (gratuiti) della protezione civile per rifornire di acqua quelle aree non raggiunte dalle condutture idriche adducendo come causa d'intervento l'indubbio pericolo igienico-sanitario;
2) >Ho letto che il comune di Erice intenderebbe denunciare la Regione Sicilia e gli enti idirici (Sicilacque ed EAS). L'iniziativa è lodevole, ma non dimentichi il sindaco Tranchida che non solo l'ente "Comune di Erice" ha subito danni, ma tutti i cittadini ericini. La denuncia va bene, ma va impostata affinche i cittadini di Erice non paghino le bollette dell'EAS che in questi giorni vengono recapitate ai residenti, in beffa a quanto patito durante quest'anno. Il principio è semplice, ai sensi della carta dei servizi dell'EAS (qui c'è la copia), seguendo una specifica procedura che non sto qui a descrivere, si può chiedere un rimborso per inadempienza dell'EAS.
Il "trucco" è chiedere il rimborso per l'ammontare della bolletta ed aspettare una risposta che, se tanto mi da tanto, non dovrebbe arrivare mai. Nella richiesta di rimborso chiedere interventi cospicui e difficilmente realizzabili dall'ente, per esempio, la realizzazione della conduttura oppure l'approvvigionamento costante di acqua. Ma in realtà, leggendo la carta dei servizi, le inadempienze alla stessa sono parecchie e tutte utilizzabili per chiedere il rimborso.
Inoltre, l'EAS deve rispondere entro 60 giorni. Se gli si inviano 10.000 reclami in un solo giorno, materialmente l'ente non avrà la possibilità di rispondere a tutti e diventerà inadempiente permettendo quindi ai cittadini di non pagare la bolletta.
Dov'è allora il problema per cui si chiede l'intervento dell'amministrazione? Il problema sta nel fatto che non tutti i cittadini ericini sono in grado di chiedere il rimborso, nè conoscono questa possibilità. Il comune pertanto dovrebbe farsi promotore di una richiesta collettiva, compilando la richiesta ai cittadini che ne facessero richiesta, raccogliendo tutte le richieste, spedendole in massa all'EAS e gestendo eventuali repliche dell'ente.
Solo in questa maniera si può dare ristoro (parziale) ai cittadini ed evitagli il danno e la beffa. Ma il comune non lo farà.
Non lo farà perchè è creditore verso l'EAS di diverse centinaia di migliaia di euro che dovrebbero arrivare proprio dai soldi di quelle bollette.
Ed il cittadino, come sempre, è quello che paga per tutti.
E siamo arrivati al motivo per cui è necessario che i cittadini, senza filtri e senza tramite, scavalchino tutti gli enti territoriali e si rivolgano direttamente alal commissione europea per imporre il rispetto dei diritti comunitari e dei diritti umani.
Il 31 ottobre spediremo la denuncia allengando le firme dei cittadini che riusciremo a raccogliere. Se vuoi farci e vuoi farti un favore vai su www.firmiamo.it/acqua24 e dai il tuo contributo.
Dopo il 31 ottobre, chi ha firmato è stato parte del cambiamento. Chi non ha firmato ha perso il treno che passava per il cambiamento.
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