inserita il 18/12/2011 - da: LUCA SCIACCHITANO
Ieri sera su facebook mi sono imbattuto in una discussione interessante.
Una delle tante di cittadini che vogliono cambiare il mondo con le assemblee, le raccolte di firme e l'indignazione.
Io mi sto avviando ormai verso la decisione di non votare per nessuno alle prossime elezioni e a non partecipare a nessuna iniziativa pre-elezioni.
Come Diogene sto girando per gli aspiranti candidati facendo la fatidica domanda: "il gettone di presenza, nel caso venissi eletto, lo prenderai o lo lascerai sul tavolo"? Qualcuno si imbarazza e fugge dalla domanda in un imbarazzante silenzio, qualcuno si irrita, qualcuno parte con un pò di supercazzola. Quelli che fanno politica da più tempo, che conoscono la risposta, danno la stessa giustissima motivazione: "la politica ha dei costi e non è giusto che la facciano solo i ricchi".
Tutti, dal PdL al PD a SEL agli indignati, tutti danno la stessa risposta. Ci si può scannare sul capello dell'operaio, contare il numero delle palme piantate da Fazio in via Fardella per definire quanto ha sprecato di soldi pubblici, ma su questo tema sono tutti compatti. Quei 1.000-1.500 euro al mese per 4-8 sedute consiliari... sono giuste, dovute e "non sono questi i problemi dei costi della politica"
Invece il problema sta proprio lì. A parte il fatto che in Italia ci sono oltre 119.000 consiglieri comunali che moltiplicati per 1.000 euro l'uno fanno 1 miliardo e mezzo che potrebbero andare tranquillamente "agli orfanelli"...
Ma il punto non è il miliardo e mezzo che pure sono soldini. Giustamente, la democrazia ha i suoi costi. Quello che la democrazia non deve avere è il guadagno. Quindi ben vengano i costi vivi documentabili tramite scontrini o apposita "scheda spese" dell'eletto, il resto è guadagno ed è lì che non va più bene.
Il gettone di presenza potrebbe essere la cartina tornasole della buona politica e della cattiva politica.
Infatti non si può essere "rivoluzionari" solo quando si tratta di far fare i sacrifici agli altri, additare sempre gli altri come "casta" e poi appena capita l'occasione di fare la propria parte, dire che "la democrazia ha i suoi costi" usando le stesse parole che usò Maroni quando spostò il referendum ad una data diversa delle elezioni per fare fallire il quorum (e far spendere 400 milioni di euro in più: meno del costo dei consiglieri comunali italiani, ma pur sempre una bella cifra).
Il gettone di presenza è il vero e proprio frutto del peccato. Quello che trasforma il rivoluzionario, l'indignato, il politico giovane e moderno, in uno schiavo del sistema.
Allora, come Diogene, con la sua lanterna, cerco qualcuno che sia coerente tra quello che dice e quello che farà. Hai fatto politica gratuitamente fino ad oggi così come la faccio io e tanti altri attivisti?
Bene, se vieni eletto puoi riprenderti le spese, ma, come giustamente hai fatto notare fino ad oggi, la politica non deve essere un lavoro quindi non devi guadagnarci: lasci una parte del tuo gettone di presenza alla comunità? E nessuno fino ad oggi mi ha dato una risposta che mi è piaciuta. Tante motivazioni per tenersi tutto, forse devolverlo anche al proprio partito (come dire che escono dalla porta e rientrano dalla finestra).
Anche la giustificazione che "lo fanno tutti, devo essere l'unico fesso a rimetterci?" è sbagliata. Infatti, il fatto che tutti facciano una cosa, non rende automaticamente quella cosa giusta. Anche perchè, se uno ha criticato i costi della politica fino al giorno prima del versamento degli emolumenti pecca di coerenza rispetto ad uno che invece questa condanna non l'ha espressa mai.
Paradossalmente, è più onesto intellettualmente chi quel gettone di presenza se lo mette in tasca fottendosense alla grande, piuttosto che uno che si strappava i capelli per i privilegi della casta e poi si mette allo stesso livello di quel sistema che criticava.
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Edit: leggo adesso questo post sul blog "I segreti della casta". Dal 1° gennaio vediamo tutti questi paladini della legalità cosa faranno.
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