VENDERE I BENI STATALI? NO, MA FARLI FRUTTARE, SI.

inserita il 21/08/2011 - da: LUCA SCIACCHITANO

Riprendo un articolo de "il Giornale" (brrrrr che brutte letture) a firma di Giuliano Ferrara.

A parte gli sproloqui iniziali dove si vorrebbe fare passare la teoria che Berlusconi è stato assediato (anche se, come al solito si omette di dire da chi: dai suoi? dall'opposizione? Dai Mercati? Dalla BCE? Dagli speculatori? Da Belzebù?) per costringerlo a mettere la patrimoniale...
Le opzioni sono tante: c'è da fare delle scelte e queste scelte le deve fare Berlusconi e la sua maggioranza assumendosene le responsabilità.
Responsabilità che non toccano solo le scelte attuali, ma anche quelle passate. Infatti, non esiste la scusa del "non me lo lasciano fare" visto che è stato Berlusconi stesso a decidere le persone che ora, a suo dire, lo stanno ostacolando.
Fermo restando che durante i suoi governi l'avanzo primario è salito a dismisura perchè, in nome dell'ottimismo, questo governo ha continuato a spendere come se non esistesse crisi e/o difficoltà oggettiva.
Ma questa è un'altra storia che può essere approfondita, per esempio, cercando i costi del progetto C.A.S.E. all'Aquila o i costi del G8 (mai fatto) alla Maddalena, le regole dei voli di Stato sotto Berlusconi, la legge che prevede che i rimborsi elettorali vengano assegnati lo stesso anche se la legislatura finisce anticipatamente (sempre leggi del governo Berlusconi) etc.

Quello che è interessante è la proposta di Giuliano Ferrara di vendere i 200 miliardi di beni statali per fare cassa.

E la mia domanda è: e poi?
Sappiamo che lo Stato ha un fabbisogno annuale di circa 800 miliardi e che, allo stato attuale riesce ad incassare circa 400 miliardi con le entrate fiscali. (I dati si riferiscono al 2009. Ma nel 2010 le cose non sono cambiate tanto, il fabbisogno è aumentato a 807 miliardi e le entrate fiscali non ho cercato il dato, ma sarà all'incirca quello, miliardo in più miliardo in meno).

Questo significa che il problema sta alla fonte: lo Stato italiano spende il doppio di quanto incassa.
Quindi o diminuisce la spesa o aumenta gli incassi (o entrambi).

L'unico modo di definire la proposta di Giuliano Ferrara è: "assurda".
E' assurda in quanto non risolve nulla.
Anche facendo finta nei nostri sogni più lisergici di riuscire a vendere tutto il patrimonio dello Stato.
Anche facendo finta di venderlo al 50% in più del suo valore in questo mondo di polli.
Ebbene lo stato incasserebbe 300 miliardi una tantum ed io rinnovo la mia domanda: e poi?

E come se io, per pagare una rata del mutuo mi vendessi l'azienda... e poi?

Invece è più interessante fare fruttare questo patrimonio e trasformarlo da costo in ricavo.
Per esempio dandolo in gestione a pagamento (per aumentare le entrate) o gratuito ma la manutenzione è a carico del concessionario (per ridurre i costi) o entrambe le cose: darli in concessione a canoni agevolati obbligando il gestore alla manutenzione.

2 esempi pratici per capirci.
La Colombaia.
La Colombaia è un patrimonio statale (da pochi giorni è diventata regionale) oltre ad essere un patrimonio storico ed identitario dei cittadini Trapanesi.
Ebbene, la Colombaia è a rischio crolli e, solo per metterla in sicurezza, sono stati stanziati 600.000 milioni di euro. Gli altri dovranno venire per risistemarla (a babbo morto...).
E questo per lo Stato è un costo.
Allora, ragioniamo da imprenditori e guardiamo le potenzialità commerciali della Colombaia.
Qualcuno aveva ipotizzato di farci un casinò, ma anche un bell'albergo non sfigurerebbe con suite sul torrione.
Qualcuno ha proposto un museo.

Allora, perchè non si indice una gara di appalto e di da in concessione ventennale la Colombaia ad un canone risibile (1000 euro l'anno o giù di lì) ma a patto che il concessionario rimetta in sesto il monumento e crei un'ala adibita a museo?
Hai la colombaia nuova, un casinò, un museo, e ti rimane anche il bene che fra 20 anni, se al comune gira, può riprendersi il monumento nuovo e ristrutturato a costo 0 (anzi, ha perfino guadagnato sul canone).

Altro esempio.
Il Mulino stella
Si sono rotte le pale (e ai cittadini qualcos'altro...) e, a quasi un anno dal danno ancora nessuno ha provveduto a sistemarle.
Non si può dare in concessione a qualche privato per farne ... (che ne so?) ... un negozio dove si vendono souvenir o un tabacchino/giornalaio a patto che faccia la manutenzione a sue spese?
E non mi si venga a dire che l'idea è bislacca visto che abbiamo altri mulini PRIVATI alle saline dove sono sorte attività commerciali che funzionano e sono la gioia dei turisti.

 

 

 

© 2010 Luca Sciacchitano
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