LA MACCHINA DEL FANGO DI IDV TRAPANI

rassegna-stampa inserita il 24/10/2010 - da: LUCA SCIACCHITANO

Gentile Dott. Salvo (Direttore di Altratrapani.it n.d.r.),

in merito al suo articolo dal titolo “IDV: FALSE LE ACCUSE DI SCIACCHITANO!”, prima di entrare nel merito della questione, mi permetto di sottolinearle un punto che io ritengo importante.

Lei ricorda ai lettori che io ho “pagato 20 euro, compilato la richiesta di tesseramento senza che mai gli fosse consegnata la tessera d'iscrizione” focalizzando la problematica su questo punto.
Mi permetto di precisare che la tessera di IDV è un mero pezzo di carta.
Quello che è il fulcro della questione è il valore simbolico che quella tessera comporta: la speranza e l’impegno a poter cambiare questa Italia dove in tanti si lamentano, ma in pochi si combatte per cambiare le cose.

E, soprattutto, la possibilità per ciascun cittadino di concorrere alla vita politica della propria città senza per questo essere costretto a trasformarsi in suddito o zerbino, scodinzolando al valvassore di turno.

Detto questo, non posso che restare basito leggendo la replica di D’Alberti che sembra uscire da un quadro di M.C. Escher.
D’Alberti afferma di non aver mai ricevuto formalmente la mia richiesta di tesseramento ed io provo un sincero imbarazzo per lui, visto che io posseggo una copia della mail di Giannantonio Giuffrè datata 30/04/2010, ore 7.40, con allegato il file excell “griglia tesserati IDV.xls” con i 20 nominativi comunicati tra cui, guarda caso, c’è il mio.
(Giannantonio Giuffrè, per chi non lo sapesse, è il presidente del circolo IDV di Erice al quale chiesi asilo dopo aver lasciato il circolo di Trapani in aperto contrasto con una dirigenza da me ritenuta ingrata ed immeritevole.)

Posseggo inoltre una dichiarazione scritta da parte di Giuffrè che, “Tutto quanto ... per amore di verita'”, dichiara che lo stesso D’Alberti avrebbe prima chiesto a Giuffrè di depennare il mio nome MINACCIANDOLO ADDIRITTURA DI FARGLI CHIUDERE IL CIRCOLO se non avesse fornito un nominativo supplementare, e successivamente avrebbe agito di sua spontanea volontà.
Sempre Giuffrè mi informa telefonicamente che D’Alberti, come ulteriore ed inverosimile scusa, non avrebbe inserito il mio nominativo “perchè il computer non l’accettava”.

Infine, esiste un'unica telefonata che sia mai partita dal mio cellulare al cellulare di D'Alberti.
Un'unica telefonata datata datata 30 aprile 2010 alle ore 21.15, ovvero qualche ora prima che D'Alberti inserisse i nominativi degli iscritti.
Telefonata che feci al D'Alberti per chiedere spiegazione del motivo, a norma di statuto, per cui li mi considerasse nuovo iscritto anzichè vecchio.
Ed è strano che D'Alberti non si ricordi quella telefonata visto che fu abbastanza accesa e, probabilmente decretò la mia espulsione per sua arbitraria scelta dal circolo di Erice.

Pertanto, con la forza che i documenti e le prove mi conferiscono, devo affermare che D’Alberti sta falsificando la realtà in maniera consapevole e studiata.
Invece di chiedere scusa al sottoscritto, restituirmi la tessera che è mia di diritto statutario, D’Alberti getta discredito su un libero cittadino che, non solo è in buona fede, ma purtroppo per D’Alberti stesso, ha anche la documentazione per provarlo.
Quindi, le minacce di ricorrere alle sedi giudiziarie mi scivolano addosso con leggerezza, perchè chi ha i documenti e le prove, non ha nulla da temere.
Già una volta, vorrei ricordare a D’Alberti, mi fu inviato un avvocato da parte di D’Ercole (in via ufficiosa) per intimarmi a stare zitto. Se IDV è diventato il partito delle querele, degli avvocati inviati a casa delle persone, della minaccia come strumento per coartare al silenzio chi contesta, credo che sia arrivato il momento di RIFORMARE IDV e rottamare questi dirigenti che hanno scambiato un luogo di incontro civile e democratico, nel salotto di casa propria.

Qualcuno obietterà che D’Alberti mi ha considerato “incompatibile con IDV”, peccato che D’Alberti si dimostri IGNORANTE, per l’ennesima volta, dello statuto nazionale che, all’articolo 2 recita:
“Art. 2 – Oggetto sociale e struttura organizzativa: ... [cut]
A loro volta gli Statuti Regionali, possono prevedere articolazioni territoriali su basi provinciali, comunali o di altri ambiti, purché essi non contrastino sotto alcun profilo e non impegnino in alcun modo la presente Associazione.”
Pertanto, come può un coordinatore provinciale “che non impegna in alcun modo la presente Associazione (IDV)” decidere la mia compatibilità o meno con Italia dei Valori?

D’Alberti, da statuto (art. 3) , può fare solo una cosa: “raccogliere la richiesta di tesseramento e tempestivamente comunicarla, al Coordinatore Regionale per l'accettazione.” A questo punto che sia il Sen. Giambrone ad assumersi la responsabilità di fronte all’opinione pubblica di venirmi a dire che non sono compatibile con Italia dei Valori, ma sappia che lo statuto vale anche per lui.
E qualsiasi norma retroattiva avrebbe quell’amaro sapore berlusconiano che tutti noi, sostenitori di IDV, non vorremmo mai trovarci in bocca.

La mia compatibilità?
Anch’essa che è espressa chiaramente dallo statuto regionale nell’articolo 3
“ASSOCIATI ... [cut] ... Sono associati ordinari del partito coloro che versano la normale quota d’iscrizione a Italia dei Valori [cut] la cui domanda di iscrizione sia stata accettata dal Direttivo Regionale.”
D’Alberti è forse diventato “Direttivo Regionale” a mia insaputa per poter decidere chi entra e chi non entra in IDV?

Effettivamente lo statuto regionale dà delle direttive di non accettabilità di candidature sempre nel succitato articolo 3
“Non possono aderire all’associazione coloro che siano stati condannati per reati di mafia, concussione o corruzione, o per altri illeciti penali contro la persona, lo Stato o la pubblica amministrazione [cut]”
D’Alberti sta forse sostenendo che io sia un mafioso, un corruttore o un concussore?

Oppure, la verità è che D’Alberti mi ritiene incompatibile con SE STESSO?
Mi ritiene forse un “antipatico e rompicoglioni”?
Faccio ammenda davanti alla cittadinanza per il caratteraccio D'Alberti presume che io possegga, ma credo sia un mio diritto essere sia antipatico che rompicoglioni senza per questo dovermi rinchiudere in un eremo tibetano ed abbandonare la società solo perchè non sono simpatico a D'Alberti.
Una persona che si dimostra, almeno in questo specifico caso, adusa a scavalcare le regole e a dichiarare il falso davanti ai cittadini, sapendo di mentire.

E vorrei ricordare a D’Alberti che il partito non è suo o di Nicola Causi o di Carmelo D’Ercole.
Vorrei ricordare a D’Alberti che il partito vive di statuti e regolamenti interni che agevolino il confronto e lo scambio di opinioni.
E se la mia opinione da “antipatico e rompicoglioni” è difforme da quella di D’Alberti, non è buttandomi fuori che nobiliterà i valori di meritocrazia, trasparenza, democrazia che sono propri di Italia dei Valori.
Anzi, lo renderà un posto oscuro dove il timore dell’ostracismo non consentirà il progresso del partito e dove, in sistemi da basso medioevo feudale, i vertici decideranno in maniera totalmente arbitraria e padronale, chi è “bello” e chi è “brutto”.
Non è questo lo spirito di Italia dei Valori. Di quella carta etica che sottoscrivo e sottoscriverò 100 volte se mai venisse rispettata.

Infine, un’ultima nota va al comitato di garanzia citato da D’Alberti a cui mi dovrei rivolgere nel qual caso riscontrassi delle anomalie nella gestione territoriale di IDV.
Ho copia dell’e-mail che ho inviato domenica 17/10/2010 alle ore 9.20 (poche ore dopo aver appreso il diniego al mio tesseramento) che ho inviato a: Sen. Giambrone, On. Leoluca Orlando, On. Antonio Di Pietro, On. Luigi De Magistris, On. Sonia Alfano e Sig. Rita Montalbano (Resp. Sede Regionale). Sono ancora in attesa di una risposta da uno qualsiasi di questi 6 esimi esponenti del partito ma, in tutta onestà, le mie speranze sono fievoli.

Quindi, documenti alla mano (e-mail, tabulati e testimonianze verbali) sono costretto ad affermare che le “gravissime e false affermazioni” non sono da attribuirsi al sottoscritto, quanto piuttosto allo stesso D’Alberti, invece di chiedere scusa e restituirmi la tessera che mi spetta di diritto (statuto regionale e nazionale), insiste nell’inventare falsità ai limiti della diffamazione.
Infangando la reputazione di un cittadino all’interno di un partito di cui io faccio parte.
ANCHE SENZA TESSERA!!!

Se poi, D’Alberti proprio vuole querelarmi, secondo quella che è la sua interpretazione del vero spirito di Italia dei Valori (querelare, dichiarare il falso, abusare del proprio potere), faccia pure.
Non rifiuterei mai che qualcuno pagasse le rate del mutuo al posto mio.

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