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inserita il 01/12/2010 - da: LUCA SCIACCHITANO
Nella sezione video ho postato una delle ultime interviste al maestro del cinema italiano Mario Monicelli.
Un piccolo tributo per un grande uomo. Della sua intervista colpisce il finale, nel quale auspica una rivoluzione.
Il tema della rivoluzione è un tema che ascolto spesso quando parlo con le persone ma merita una riflessione seria in quanto le piccole rivoluzioni le si possono fare ogni giorno.
Scartiamo subito, ovviamente, la "rivoluzione" dei forconi e delle fiaccole. Nessuno vuole estranei che entrino a casa propria armati ed inferociti pronti a saccheggiarcela al grido di "a morte il diverso" in quanto siamo tutti diversi da qualcun altro: destra, sinistra, meridionali, settentrionali, Trapanesi, Ericini, ricchi, poveri, belli, brutti, bugiardi e sinceri.
La vera ed unica rivoluzione che a mio avviso può funzionare è quella personale.
Mi spiego. Io credo che il "male" sia come un muro di mattoni. Nel tempo sono arrivate persone che, vuoi per convenienza, vuoi per furbizia, vuoi per superficialità, hanno posto dei mattoni su questo muro al pensiero di "un altro mattone che male vuoi che faccia?"
E mattone dopo mattone, laddove c'erano libertà e diritti, i cittadini si sono trovati di fronte dei muri: dei recinti che gli impedivano l'accesso a qualcosa che prima era loro e che, piano piano, gli è stato precluso.
La vera rivoluzione quindi non è abbattere il muro ora e subito. La vera rivoluzione sarebbe quella di ogni cittadino che, con il minimo sforzo, la minima fatica, togliesse un solo mattone. Quello più vicino a lui.
Non c'è bisogno di andar lontano a togliere i mattoni distanti, non c'è bisogno di arrampicarsi per cercare di abbattere i mattoni più in alto, non c'è bisogno di toglierne 100-1000. Basta che ognuno, nel suo piccolo, si impegni a togliere il mattone più vicino a lui.
Anche io, nel mio piccolo cerco di togliere qualche mattone. Questo blog e le discussioni sul muretto che ne sono scaturite ne sono la prova. Le acque si smuovono, la melma viene a galla, che sia la mia o quella altrui poco importa, l'importante è che si apra il dibattito, che i nodi vengano al pettine. Che non ci si cristallizzi, che ci sia competizione, anche in politica perchè la competizione è foriera di buona politica. Nella competizione è insita la volontà di migliorarsi (chi non si migliora soccombe) ed una politica che compete per migliorarsi è una politica che si avvicina sempre di più ai cittadini: fosse solo per interesse elettorale, ma li ascolta, cerca di capirli e, per una manciata di voti, cerca di progettare un qualcosa che dia risposte ai cittadini.
Chi ci guadagna, nei mercati concorrenziali, sono sempre i cittadini. Ed è questa la rivoluzione: diventare dei cittadini esigenti per permettere alla politica di rivoluzionarsi.
Il rivoluzionario lo doveva al maestro.
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